Le sfide per il riuso delle immagini del patrimonio culturale italiano

Si possono riusare le immagini del patrimonio culturale italiano pubblicate su Wikimedia Commons per scopi commerciali? Secondo il nuovo Piano Nazionale di Digitalizzazione del patrimonio culturale (PND) le immagini possono essere pubblicate sui progetti Wikimedia, ma chiunque volesse riutilizzarle per scopi commerciali dovrà richiedere l’autorizzazione e pagare un canone. Questa è una restrizione al pubblico dominio e un uso improprio dei progetti Wikimedia, che sono repository collaborativi pensati per fornire contenuti liberi, anche per scopi commerciali.

Il nuovo PND – in revisione fino al 30 giugno 2022 – per la prima volta fa riferimento esplicito a Wikimedia Commons all’interno delle sue Linee guida per l’acquisizione, la circolazione e il riuso di riproduzioni del patrimonio culturale in ambiente digitale, dove si scrive:

“Il download di riproduzioni di beni culturali pubblicati in siti web di terze parti non è sotto il controllo dell’ente pubblico che ha in consegna i beni (ad es. le immagini di beni culturali scaricabili da Wikimedia Commons, realizzate “liberamente” dai contributori con mezzi propri per fini di libera manifestazione del pensiero e attività creativa, e quindi nella piena legittimità del Codice dei beni culturali). Rimane nelle competenze dell’istituto culturale l’applicazione di corrispettivi per i successivi usi commerciali delle riproduzioni pubblicate da terze parti”

Nonostante un chiaro sostegno all’open access, ai FAIR data, all’idea di collaborazione, co-creazione e riuso, le linee guida del PND vogliono trasformare le immagini del patrimonio culturale italiano in pubblico dominio disponibili su Wikimedia Commons in immagini disponibili per usi non commerciali (NC), con la nuova etichetta MIC BY NC (dove MIC sta per Ministero della Cultura). Secondo il Codice dei beni culturali e del patrimonio, i monumenti italiani e le collezioni in pubblico dominio possono essere fotografati liberamente solo per scopi non commerciali, mentre gli usi commerciali richiedono un’autorizzazione preventiva e eventualmente il pagamento di un canone all’istituzione che gestisce il sito o la collezione.

Il sistema non può funzionare ed è insostenibile

L’applicazione di questo canone da parte del Ministero della Cultura e degli istituti culturali sui riusi commerciali delle immagini del patrimonio culturale italiano su Wikimedia Commons è irrealistico (specialmente se i riutilizzatori si trovano fuori dall’Italia), complesso e costoso da mantenere (per gestire le autorizzazioni e i pagamenti). Inoltre, questo sistema segue un modello di business datato, che punta a guadagnare denaro sulla digitalizzazione del patrimonio invece che ad aprire il patrimonio ai riusi, come suggeriscono le policy europee (sull’open governement, l’open data e l’open science).

I progetti Wikimedia sono sfruttati e sabotati

Imporre un canone sul riuso dei contenuti di Wikimedia sfrutta la nostra infrastruttura gratuita e il lavoro di volontari e donatori e va contro i nostri principi di conoscenza libera, apertura e riuso. Inoltre è in contrasto con le migliaia di autorizzazioni raccolte da Wikimedia Italia in dieci anni di storia di Wiki Loves Monuments e con l’impegno di molte istituzioni culturali italiane (GLAM) impegnate nel rendere il patrimonio culturale di cui sono responsabili accessibile per ogni scopo senza canoni, utilizzando strumenti open.

Cosa stiamo facendo e cosa può essere fatto

Wikimedia Italia ha inviato una lettera aperta ai rappresentanti del governo italiano, chiedendo di non aggiungere restrizioni alle immagini del patrimonio culturale in pubblico dominio pubblicate con licenza aperta sui progetti Wikimedia. Continueremo a chiederlo, per spingere il nostro paese ad allinearsi agli standard internazionali di apertura e di partecipazione della società civile alla conservazione del proprio patrimonio.

Aiutaci a farci sentire: facci sapere se ci sono problemi simili nel tuo paese e come sono stati gestiti. Se sei un volontario su Wikimedia Commons, facci sapere se e come la comunità può sostenere le nostre richieste.

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