Si parla di 12’000 partecipanti. Il più grande evento esistente al mondo dedicato al software libero si svolge ogni anno a Bruxelles dal 2000 ed è gratuito, realizzato interamente con software libero e non richiede nessuna iscrizione o registrazione.
Ci sono 2 cose che sarebbe bello che il movimento Wikimedia imparasse dal FOSDEM:
- come accogliere una fiumana di partecipanti offline e online gratuitamente e senza chiedere né raccogliere alcun dato personale (esattamente come fanno i progetti Wikimedia);
- come realizzare un evento interamente con software libero (esattamente nello stesso modo in cui sono concepiti e realizzati i progetti Wikimedia).
Non è difficile rendersi conto del successo di questo straordinario evento. Per due giorni l’Université libre di Bruxelles è invasa da un immenso e imprecisato numero di persone. Dalle 9 del mattino alle 19 di sera, 34 sessioni parallele sono prese d’assalto da partecipanti di tutte le età affamati di scoprire gli ultimi sviluppi del software al quale contribuiscono, ascoltare programmatori e sistemisti, aggiornarsi su sicurezza, database, sostenibilità energetica, legislazioni europee e ascoltare dove stanno andando software come Firefox, Jitsi, Matrix, Ubuntu, Wikidata, GitLab, MySQL, MariaDB, Grafana, Kubernetes… Ci sono code davanti alle sale e gli organizzatori invitano a non intasare i corridoi, cercare un’altra sessione o guardarsi l’evento in streaming.
Al FOSDEM ci si va senza iscriversi, senza registrarsi nemmeno per il Wi-Fi e senza pagare. La conferenza è gratuita, si può entrare in qualunque sala e per mangiare ci sono camion e bar dove comprare panini, patatine, waffle, pasta, birra e altri generi di conforto a prezzi ragionevoli.
Gli organizzatori non sanno quanti partecipanti ci saranno: alla fine dell’evento stimano le presenze sulla base delle connessioni e della vendita del cibo. “Se l’università ci desse il doppio delle sale le prederemmo” – mi spiega Richard Hartmann – “ci scontriamo con i limiti fisici della sede”. Ma oltre al numero di persone, quello che colpisce è l’energia che sprigionano migliaia di persone che ascoltano ogni intervento. Argomenti che la maggior parte del mondo percepisce come di nicchia diventano totalmente mainstream in quei due giorni a Bruxelles. E il mondo a cui siamo abituati che continua a chiederci dati, che ci registra e monitora, improvvisamente smette di farlo e come liberati possiamo semplicemente andare ad una conferenza senza dare il nostro nome e – per ragioni statistiche – età, genere e preferenze sessuali.
Che necessità hanno gli eventi Wikimedia di registrare i partecipanti? Se serve solo a pianificare il catering non possiamo semplicemente smettere di organizzarlo?
Il secondo aspetto chiave del FOSDEM è che si tratta di un evento sul software libero organizzato da sempre con software libero. Sarebbe possibile realizzarlo in molti modi ma gli organizzatori hanno voluto creare un sistema scalabile che permette di gestire potenzialmente un numero infinito di sale.
Si tratta di due scatole per sala: una si collega al computer del relatore e l’altra si collega ad una telecamera. Il sistema (che può essere copiato e riprodotto da chiunque scaricando le istruzioni) permette di registrare e mandare in streaming tutte le conferenze, autorizza i responsabili di sala a impostare alcune preferenze (es. solo slide, solo relatore, relatore e slide), collega le sale a dei portatili e invia tutti gli eventi ad una sala di regia. La regia verifica le registrazioni, monitora l’andamento generale dell’evento e fa dei controlli su audio e accesso allo streaming. I portatili assegnati ad ogni sala garantiscono la gestione dei dati, sono comprati in blocco a prezzi vantaggiosi e una volta finito l’evento sono rivenduti al prezzo di costo. La regia è sicuramente l’aspetto più professionale dell’evento e quello che ne garantisce la qualità e l’efficacia, nonostante il numero elevatissimo di sale.
“Avrei bisogno che foste un po’ più autopromozionali” – dico ai due volontari dell’evento che sto intervistando, una frase che da wikipediana non avrei mai creduto di dover dire a qualcuno – “Ma vi rendete conto che avete creato uno sbalorditivo sistema di streaming e registrazione, potenziando la rete dell’università di Bruxelles, tutto con software libero!”. “In realtà c’è ancora una piccola componente proprietaria…” – precisa Basti Schubert dispiaciuto, e io mi rassegno al fatto che, modesti e concentrati sul lavoro come sono, non riuscirò mai a convincerli ad elogiarsi. E quando comincio a fare una ricerca sulla rassegna stampa mi accorgo che non è un problema degli organizzatori ma il vero approccio dell’evento: non ci sono comunicati stampa, non c’è promozione, non ci sono interviste e articoli sull’evento. Il FOSDEM è noto e importante per chi vi partecipa ed è citato innumerevoli volte per i suoi contenuti: è un evento di sostanza, pensato per ospitare e dare la parola ad altri, senza concentrarsi su se stesso e sul suo prestigio.
Quello che veramente insegna il FOSDEM è cercare di essere quello che si predica di voler essere. Un progetto collaborativo, aperto, che tutela la privacy dei suoi partecipanti, che accoglie, che fa entrare gratuitamente e che sostiene nuovi prodotti, servizi e pensieri open. Questi sono valori che condivide il movimento Wikimedia e che sarebbe importante seguire in ogni sua attività: negli eventi offline, a Wikimania, nel lavoro della fondazione e dei capitoli. Una sfida che presenta complessità ma che contribuisce in modo significativo a cercare di essere quello che si predica, anche se ci sarà sempre da sistemare “ancora una piccola componente proprietaria”.
Ascolta in inglese il racconto di Richard (RichiH) Hartmann e Basti Schubert su come è organizzato il FOSDEM. FOSDEM – Richard (RichiH) Hartmann e Basti Schubert in “Usmaradio” per il programma “Scuola di pensiero” di Iolanda Pensa, revisione di Iolanda Pensa e Valerio Bozzolan, registrato al FOSDEM, febbraio 2023, CC BY-SA all.
Immagini dell’infrastruttura del FOSDEM su https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:FOSDEM_infrastructure.
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